venerdì 28 febbraio 2014

HANNO CHIUSO IL CIELO

 

Hanno chiuso il Cielo

[Editoriale di "Radicati nella fede" - marzo 2014]

  È la liturgia che si deve adattare al tempo degli uomini, o è il tempo degli uomini che deve prendere la forma della liturgia cattolica?

  Ci sembra che la questione cruciale sia tutta qui.

  Un cristianesimo “modernistico” che vede le verità di fede emergere dal profondo della coscienza degli uomini, vorrebbe che la liturgia prendesse le mosse dal vissuto antropologico, dalla vita degli uomini, per celebrare la consapevolezza umana del proprio rapporto con Dio. In fondo è stata questa la linea vincente di questi anni: la liturgia ha sempre di più celebrato l'uomo, anche quando ha celebrato la fede dell'uomo. Insomma, la liturgia si è adattata alla vita del tempo. Risultato? Una tragedia! Dio e le cose eterne praticamente scomparse dalle chiese, per far posto alla fede dei credenti, che esprimono, commentano, interpretano quello che loro vivono nei confronti di Dio. La liturgia riformata parla nel migliore dei casi della Chiesa, ma quasi mai di Dio. E quando parla della Chiesa, lo fa più secondo l'ottica di “Popolo di Dio in cammino” che come “Corpo Mistico di Cristo”.


  E guardate che non stiamo parlando di quelle sfacciate para-liturgie tutte sociali e umanamente impegnate dei catto-comunisti degli anni '70... parliamo piuttosto di quelle liturgie, di quelle messe, che oggi vanno per la maggiore nell'ufficialità delle diocesi, dove si parla di fede, di comunità credente, di popolo attorno al suo vescovo; di liturgie che celebrano questa comunità, ma nelle quali non si adora Dio presente e non ci si inabissa nel mistero della redenzione. È una sorta di neomodernismo liturgico che ha superato la tentazione marxista del solo impegno del mondo, ma che parlando di fede si sofferma sui credenti, ma non arriva mai a Dio, a Nostro Signore, alle verità eterne, alla questione della salvezza. È come se ci si fosse accorti che non si poteva andare avanti, come anni fa, in un cristianesimo orizzontale, e si è così approdati all'impegno sociale ecclesiale, per edificare la comunità dei credenti. In ogni caso l'errore è sempre lo stesso: partire dall'uomo e chiudere il Cielo.
  Ma l'uomo ha proprio bisogno di questa auto-celebrazione della propria fede, o non è fatto piuttosto per inabissarsi in Dio?

  No, la liturgia cattolica è cosa totalmente diversa: è l'irruzione del Cielo sulla terra ed è la porta aperta tra il Cielo e la terra!

  Se volete tentiamo di dare due eloquenti immagini contrapposte, che dicono due concezioni diverse, molto diverse del culto: quella di un semplice prete che in una delle tante chiese sparse nell'orbe cattolico celebra, nella quiete della preghiera, rivolto al Crocifisso, l'eterno sacrificio che salva le anime, assistito dalla orante e adorante attenzione dei fedeli, e quella di una rumorosa e festosa comunità, che andando alla messa è preoccupata di “fare comunità esprimendo i propri carismi” (in verità facendo qualcosa perché nelle nuove messe mal si sopporta lo stare fermi) e di mettersi al passo con le direttive dell'operatore pastorale... e che in ultimo farà certo anche la comunione. Sono due concezioni opposte, inconciliabili. Una, quella tradizionale, fa spazio all'azione di Dio, l'altra si sofferma... ma forse, osiamo dire, si ferma all'azione della comunità!

  Vedete, le verità di fede non nascono dalla coscienza profonda degli uomini, dal vissuto della comunità che reinterpreta il proprio vissuto alla luce di Dio, ma sono comunicate dalla reale rivelazione di Dio che la Chiesa custodisce e trasmette: la rivelazione discende dal Cielo, non germoglia dalla terra come vorrebbero i modernisti. Così la liturgia porta il Cielo in terra e porta la terra al Cielo. É azione di Dio innanzitutto, e non primariamente azione della Chiesa. La Chiesa riceve l'azione di Dio, la custodisce, la esprime utilizzando certamente tutte le possibilità umane adeguate; salvaguardia la liturgia dalle modifiche errate che possono confondere l'opera di Dio e la trasmette fedelmente custodendola, perché il Cielo resti aperto sugli uomini.

  Tutti, praticamente tutti, quando si parla di Movimento Liturgico amano rifarsi a dom Guéranger, il grande abate benedettino che rifondò il monachesimo in Francia dopo la tempesta rivoluzionaria. Con lui si dà inizio al Movimento Liturgico, cioè a quella rinascita dello spirito cristiano che dalla liturgia prende le mosse. Autore prolifico, pensiamo all'Anno Liturgico da lui pubblicato ma non solo, partecipe di tutti i drammi e le battaglie della Chiesa del XIX secolo, ascoltato consigliere di Pio IX... fondatore dell'abbazia di Solesmes.

  Ma cosa voleva veramente dom Guéranger? E cosa chiedeva San Pio X, riprendendo con autorevolezza il lavoro del grande benedettino e dando così nuovo vigore proprio al Movimento Liturgico? Volevano che il popolo avesse l'intelligenza delle cose divine (che capisse la liturgia della Chiesa), perché queste penetrassero di nuovo la vita del popolo cristiano. Volevano una grande opera di educazione perché le cose del Cielo tornassero a dare forma alla vita degli uomini.


  Ma citiamo dom Guéranger: I misteri del grande sacrificio, dei sacramenti, dei sacramentali, le fasi del ciclo cristiano così feconde in grazia e in luce, le cerimonie, questa lingua sublime che la Chiesa parla a Dio davanti agli uomini; in una parola tutte queste meraviglie torneranno familiari al popolo fedele. L’istruzione cattolica sarà ancora per le masse il grande e sublime interesse che dominerà tutti gli altri; e il mondo tornerà a comprendere che la religione è il primo dei beni per l’individuo, la famiglia, la città, la nazione e per la razza umana tutta intera (Institutions liturgiques - seconda ediz., t. III cap. 1, pag. 13).

  Guéranger, e con lui Pio X con la sua troppo mal citata “partecipazione attiva”, volevano l'esatto contrario di quello che si è fatto dal Concilio in poi. Nel post-concilio la liturgia è stata trasformata per aderire alla vita degli uomini, la Chiesa nel passato ha invece sempre desiderato che la vita degli uomini prendesse forma dalla liturgia cattolica.

  Non volevano un abbassamento della liturgia alla vita meramente naturale degli uomini, ma volevano un innalzamento del popolo ai sublimi misteri.

  Cosa se ne fa un uomo di una liturgia che gli parla solo delle sue speranze e delle sue fatiche, che gli parla del suo “senso religioso”, ma che non gli parla mai del Cielo? E’ su questo equivoco che tragicamente è fallito il Movimento Liturgico.

  Occorre tornare a Guéranger e al vero San Pio X. Ma, a quando questo ritorno?



venerdì 21 febbraio 2014

Le epurazioni a Radio Maria

L’articolo di Roberto de Mattei è integralmente cattolico? – di Alessandro Gnocchi – Mario Palmaro

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Vogliamo considerare quel suo articolo che tanto ha inquietato padre Livio Fanzaga come se l’avessimo scritto anche noi, dalla prima all’ultima riga, titolo compreso e sotto ci mettiamo anche la nostra firma.
Anzi, a questo proposito, vogliamo lanciare una piccola iniziativa: lo firmino tutti coloro che lo ritengono integralmente cattolico
di Alessandro GnocchiMario Palmaro
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rdmrPare proprio che sia venuto il momento di mettere da parte il pietoso eufemismo “mondo cattolico” dietro il quale molti, troppi volonterosi hanno sempre cercato di nascondere il concetto di “Chiesa”. Naturalmente, per “Chiesa”, si intende la sua componente umana e allora bisogna avere il coraggio di mostrarne il disastro, intellettuale e umano. Quanto alla fede, penserà Nostro Signore a giudicare una per una le anime.
Quale categoria, se non quella del disastro umano e intellettuale, si può applicare alla componente umana della Chiesa per commentare la cacciata di Roberto de Mattei da Radio Maria? Un’altra bella prova di padre Livio Fanzaga, inflessibile dispensatore di francescana misericordia: francescana nel senso di Francesco il Papa, non Francesco il Santo.
I fatti sono noti. Dopo l’articolo “2013-2014 Motus in fine velocior” pubblicato su “Corrispondenza Romana” e che potete leggere CLICCANDO QUI, il direttore di Radio Maria ha preso carta e penna per dire a de Mattei che in quella radio non ci può più stare e la sua trasmissione è stata cancellata dal palinsesto. Per vedere la pochezza delle argomentazioni fanzaghiane, l’ineccepibile risposta di de Mattei e l’evanescente replica di padre Livio CLICCATE QUI.
Bisogna ammettere che, in una Chiesa dove sembra che la misericordia l’abbia inventata Papa Francesco, una materia così nuova riesca difficile da maneggiare. Dopo duemila anni di un cristianesimo improntato all’algida inflessibilità degli specialisti del logos, ora che la misericordia è stata appena scoperta non si sa ancora bene dove posarla, cade di mano e va dove capita.  E si finisce per trovarsi davanti a un panorama in cui gli omosessuali diventano ingiudicabili mentre per i cattolici a tutto tondo come de Mattei pietà l’è morta. Insomma, c’è bisogno di una bella messa a punto per tutti quei fedeli di buona volontà che si sono gettati con entusiasmo ma senza perizia nei misericordiosi esercizi di nuovo conio.
Così, dopo aver già fatto fuori i sottoscritti, il  misericordioso padre Fanzaga ha fatto fuori anche de Mattei con la stessa motivazione: non si può criticare il Papa, un cattolico non lo può fare. Dunque, le posizioni di Roberto de Mattei, di Gnocchi e Palmaro e quella di tanti, tantissimi fedeli che ci hanno testimoniato la loro vicinanza e il totale consenso sarebbero, quanto meno, da scismatici neanche troppo latenti, dunque non cattolici.
Roberto de Mattei ha provato a spiegare nella sua lettera a padre Livio che non è così. Ma, evidentemente, la dottrina cattolica è troppo difficile per i tempi correnti. E poi bisogna riconoscere che dentro la Chiesa, nella sua componente umana, vale quella tragica osservazione che Giovannino Guareschi faceva cinquant’anni fa per gli italiani: i nostri compatrioti, si lamentava lo scrittore, preferiscono alzarsi la mattina e trovare già tutto pensato. Ecco, questo è quello che fanno tanti, troppi cattolici. La mattina si alzano, leggono i giornali, se del caso fanno la rassegna stampa oppure accendono il megafono per diffondere la “voce del magistero” e sono felici tutto il giorno perché la testa la possono lasciare nell’armadio in sacrestia.
Invece, ad averla, questo sarebbe proprio il momento di farla funzionare. Dentro e fuori la Chiesa stanno accadendo troppi fatti su cui non si può evitare di pensare, di ragionare e quindi di parlare. Se questo parlare non è cattolico, viene da chiedersi quanto lo sia il silenzio di coloro che autoassolvono le loro convenienze e le loro viltà dietro l’idea che siccome la Chiesa è di Cristo ci penserà Lui.
Per Roberto de Mattei non usiamo la parola solidarietà, che puzza troppo di manifesto della sinistra anni Settanta. Preferiamo usare amicizia e stima per tutto quello che ha fatto, che sta facendo e che farà. Vogliamo considerare quel suo articolo che tanto ha inquietato padre Livio Fanzaga come se l’avessimo scritto anche noi, dalla prima all’ultima riga, titolo compreso e sotto ci mettiamo anche la nostra firma.
Anzi, a questo proposito, vogliamo lanciare una piccola iniziativa: lo firmino tutti coloro che lo ritengono integralmente cattolico. Non ci vuole molto: basta aggiungere il proprio nome e il proprio cognome in coda a un pezzo veramente splendido. E poi vediamo quanti sono quei cattolici che preferiscono usare la testa invece che lasciarla in sacrestia. Questo sì che farà del bene alla Chiesa. Altro che le purghe in stile sovietico.
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Chi vuole sottoscrivere l’articolo di Roberto de Mattei, “2013-2014 Motus in fine velocior”, può farlo scrivendo qui sotto i suoi dati. L’indirizzo mail non verrà pubblicato. L’elenco dei sottoscrittori sarà aggiornato quotidianamente.
                                                         
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Hanno aderito alla sottoscrizione dell’articolo di Roberto de Mattei “2013-2014 Motus in fine velocior” (l’elenco sarà aggiornato quotidianamente):
1-     Alessandro Gnocchi
2-     Mario Palmaro
3-     Paolo Deotto
4-    Piero Vassallo

domenica 16 febbraio 2014

Festival Sanremo blasfemo e demoniaco, urge S.Rosario di riparazione!











 Festival Sanremo blasfemo e demoniaco, urge S.Rosario di riparazione!

Rufus Wainwright salirà sul palco dell’Ariston mercoledì 19 febbraio, durante la seconda serata della kermesse. Nell’agosto 2012 ha sposato a New York il compagno Jörn Weisbrodt, con il quale cresce la figlia Viva, avuta da Lorca Cohen, figlia di Leonard Cohen, con utero in affitto. Alla cerimonia presero parte come invitati anche Yoko Ono, Sean Lennon, Lou Reed e Carrie Fisher. La musica di Wainwright contiene diversi temi ricorrenti, fra cui la sua storia personale sull’essere gay. Al peggio non c’è mai fine. E’ possibile trasformare il festival della canzone italiana in propaganda? Dove sono i cori dei politici indignati? Passando in rassegna le pagine google che parlano del cantautore, si rimane basiti. E’ ammirato per i contenuti blasfemi delle canzoni. La musica che offre al pubblico fa tendenza, audience. Tanto che male c’è? Dovremmo sentirci tutti offesi! Pensate solo per un istante se Rufus, citava Maometto… sarebbe diventato un caso politico. Invece si parla di Gesù. Tutti tacciono. Nessuno protesta. Anzi, cercano in tutti i modi di delegittimare la fede, ridicolizzando la figura del Signore. No! Non possiamo tacere! Uniamo le forze. Spegniamo la TV durante Sanremo. Il Festival sarà presentato da due personaggi molto discutibili, al modico rimborso spese di 900 mila euro pro capite. Ci rendiamo conto? Ecco il testo di una delle sue canzoni:
Messia gay “Lui allora rinascerà dal porno degli anni 70 indossando calzini a tubo con stile e un sorriso davvero innocente meglio pregare per i vostri peccati
meglio pregare per i vostri peccati perchè il Messia Gay sta per venire* Lui cadrà da una stella Studio 54 e apparirà sulla sabbia della costa dell’Isola di Fuoco meglio pregare per i vostri peccati meglio pregare per i vostri peccati
perchè il Messia Gay sta per venire*. No non sarò io essendo io Rufus il Battista No io non sarò colui che viene battezzato nello sperma.
Cosa succederà invece qualcuno chiederà la mia testa e allora io mi inginocchierò e glielo darò** guardando in basso meglio pregare per i vostri peccati, meglio pregare per i vostri peccati perchè il Messia Gay sta per venire*”. di Ornella Felici


Chiediamo di cancellare dal Festival di Sanremo la presenza di rufus wainwright che con il suo spettacolo blasfemo offende la religiosita' e la dignita' di milioni di persone 

 http://www.change.org/it/petizioni/luigi-gubitosi-chiediamo-di-cancellare-dal-festival-di-sanremo-la-presenza-di-rufus-wainwright-che-con-il-suo-spettacolo-blasfemo-offende-la-religiosita-e-la-dignita-di-milioni-di-persone

 

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ROSARIO DI RIPARAZIONE;
TUTTI I GIORNI ORE 18:00
INVITO ALLA PREGHIERA RIVOLTO A TUTTI I CATTOLICI E  CLERO COMPRESO

Come cattolico apostolico romano esprimo a quei cristiani cattolici della città di Sanremo, fra cui anche gli artisti, il mio più vivo incoraggiamento a difendere la dignità, la regalità e santità di  

                 NOSTRO SIGNORE GESU' CRISTO
gravemente oltraggiato dallo spettacolo blasfemo programmato al festival di Sanremo.

La pubblica protesta contro un atto blasfemo è un diritto del cittadino cattolico che ha il suo fondamento nel sacramento della cresima che lo obbliga a militare per la difesa pubblica della religione cattolica.
Il Rosario di riparazione che avrà luogo tuti i giorni per tutta la durata del festival va tanto più incoraggiato quanto meno le autorità competenti agiscono. Se hanno reagito, e siano ringraziate, è merito di quel piccolo gregge di cattolici che, come per miracolo, sussite in un contesto ecclesiale apocalittico preannunciato dalla Santa Vergine Maria a la Salette nel 1846:  "Roma perderà la Fede diventerà la sede dell’ Anticristo".
Auspico l'adesione di un gran numero di cittadini, e soprattutto tanto clero.
Solo la preghiera e la penitenza potranno salvarci!
Sursum Corda!


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 Deus, qui culpa offenderis, poenitentia placaris: preces populi tui supplicantis propitius respice; et flagella tuae iracundiae, quae pro peccatis nostris meremur, averte. Per Christum Dominum nostrum. Amen.

 

 

VIVA IL PAPA !

Palestina-Terra Santa, Lago di Galilea: "Feed my sheep"-"Pasci le mie pecore", statua in bronzo raffigurante NS GesúCristo e San Pietro (foto di holylandfree.org)
Palestina-Terra Santa, Lago di Galilea: “Feed my sheep”-”Pasci le mie pecore”, statua in bronzo di NS Gesú Cristo e San Pietro (foto holylandfree.org)

VIVA  IL  PAPA !

Introduzione

Quando venne eletto Papa Pio IX, i liberali – pensando che papa Mastai fosse uno di loro – aizzavano la folla a gridare “viva Pio IX!”, vale a dire “viva un Papa liberale”, ma don Bosco, che era un santo attaccatissimo al Papato, insegnò alla  gente a gridare: “viva il Papa!”, cioè: ammesso e non concesso che Pio IX nei primi mesi del suo Pontificato avesse fatto delle riforme, le quali potevano essere interpretate in  favore di una svolta liberaleggiante, occorreva distinguere gli atti di Mastai come persona privata da papa Pio IX e difendere la figura del Papa e l’Istituzione del Papato, odiata dai liberali.
Oggi viviamo sotto il Pontificato di Francesco I, che realmente è “liberale”. Purtroppo egli si è avviato verso una forma radicale di ultra-modernismo, ma nonostante ciò, se sino al gennaio del 2014 tutti (compresi i peggiori nemici della Chiesa) lo elogiavano, nei primi giorni del febbraio è arrivato improvvisamente e provvidenzialmente un attacco durissimo contro la S. Sede dagli ambienti laicisti del Nuovo Ordine Mondiale e dell’Onu.
Alla vigilia del Concilio Vaticano II, la maggior parte dei teologi e anche dei vescovi si son messi a “dialogare” col pensiero moderno, adottandone il linguaggio e persino la filosofia o mentalità, illudendosi di farsi accettare, magari edulcorando alcune verità evangeliche troppo esigenti. Papa Francesco I ha detto di voler portare addirittura a compimento quest’operazione di dialogo con la modernità che si sarebbe interrotta, secondo lui, nel dopo-concilio. Ma il mondo moderno, nonostante l’aggiornamento e l’adattamento dei Pastori cattolici, non ha accettato il Vangelo, la Chiesa e il Papato, anzi li ha odiati ancor di più e rispettati sempre meno.
La campagna di questi giorni contro la figura del Papa e l’istituzione del Papato, che vorrebbe trascinarli nel fango degli abusi sugli innocenti perpetrati da alcuni sacerdoti infedeli è più che significativa: da parte cattolica si dialoga, si cede, ci si arrende e da parte della “contro-chiesa” si raddoppia l’odio, mascherato sotto le apparenze di un “laicismo dal volto umano”.
Tuttavia oggi (7 febbraio 2014) sembrerebbe che i Vescovi si siano scossi dal torpore e comincino a prendere atto della realtà, rispondendo per le rime.
Secondo gli ultimi dati delle statistiche ufficiali solo il 4% del clero cattolico nordamericano sarebbe stato coinvolto in storie di abusi sessuali su bambini, mentre la maggior parte delle confessioni religiose statunitensi coinvolte in storie di abusi sessuali sarebbe protestante. Inoltre, gli abusi di questo tipo vedono più frequentemente coinvolti membri della stessa famiglia, collaboratori domestici, amici, parenti o vicini. Allora, ci si domanda, perché se – secondo le statistiche – solamente il 4% del clero cattolico è stato coinvolto in questo genere di abusi, tutte le colpe vengono date unicamente alla Chiesa cattolica, mentre il 96% dei restanti colpevoli rimane volutamente non accusato ed impunito? Non è forse l’odio contro Cristo e la sua unica vera Chiesa il motore di questa campagna contro il solo clero cattolico?
Forse Dio nella sua infinita misericordia conduce gli avvenimenti in modo tale che di fronte ad un’aperta persecuzione i “missionari dell’ottimismo” e i nemici dichiarati dei “profeti di sventura”, debbano prendere atto della triste, anzi pessima situazione ed affrontare il martirio, cancellando col sangue i disastri che hanno prodotto con l’inchiostro e la voce da oltre cinquant’anni di “buona ventura” ed “esagerato ottimismo”.
Questo frangente mi fa tornare alla mente l’episodio di don Bosco, che ci suggerirebbe di gridare “viva il Papa!” e non “viva Bergoglio!”. Bisogna vedere la mano di Dio, che conduce la storia verso la sua definitiva realizzazione nonostante i vani disegni degli uomini. Da ogni male il Signore sa tirare un bene maggiore. Forse di fronte ai cedimenti di papa Bergoglio Iddio ha riservato alla sua Chiesa un’ultima chance di riscatto: o la persecuzione (benedetta da Dio) o il tradimento (castigato da Lui).
Il cattolico fedele deve evitare due errori: il 1°) per eccesso: oramai non resta più nulla della Chiesa gerarchica, ben gli sta, se l’è meritata, occorre rallegrarsi di questo scempio. No! Questa è anarchia, disfattismo, diserzione; il 2°) per difetto: occorre obbedire sempre ai Pastori, anche quando fuggono o tacciono davanti al “lupo travestito da agnello” (Mt., VII, 15), anche quando ordinano qualcosa che è contrario alla Tradizione apostolica . Neppure! Questo  è servilismo, non obbedienza.
Certamente Francesco I sta accelerando la spinta teologicamente rivoluzionaria del Vaticano II e del post-concilio. Ma, in terra la “prima Sede non è giudicata giuridicamente da nessuno / prima Sede a nemine judicatur”; nessuno può deporre un Papa eletto canonicamente, anche se devìa personalmente come dottore privato o nell’insegnamento non-infallibile. Se tolgo il primo piano (anche molto brutto) di un palazzo, faccio crollare tutto! Bisogna in quel caso cercare di restaurarlo, non di eliminarlo. “Non si butta il bambino assieme all’acqua sporca”.
Oggi “le forze dell’inferno” (Mt., XVI, 18) stanno dando l’ultimo assalto alla Chiesa che Gesù ha fondato su Pietro, ma “esse non prevarranno” (ivi).
Noi dobbiamo far attenzione a non deviare nella fede, nella morale e nella liturgia, ma nello stesso tempo non dobbiamo sbagliarci di campo: siamo nell’accampamento e sotto lo stendardo di Cristo e del suo Vicario in terra, il Papa, e non nell’accampamento del Nuovo Ordine Mondiale, dell’Onu, del laicismo liberal-massonico. Non dobbiamo sparare sul Papa anche se gli atti di Bergoglio sono “liberali”, ma contro il laicismo ed aiutare i Pastori a ritrovar coraggio nella difesa della Chiesa e dei suoi diritti.
Sarebbe tragico se, per aiutare la Chiesa a parole, militassimo con i fatti sotto lo stendardo di Lucifero, che è il caporione della “contro-chiesa” o “sinagoga di satana” come la chiama l’Apostolo San Giovanni (Apoc., II, 9).
Alcuni commenti che ho ascoltato in questi giorni purtroppo per un eccesso di zelo vanno proprio in questo senso: si spara sul Papa. Si può dissentire da Bergoglio, quando si allontana dalla Tradizione apostolica, ma mai sparare sul Papa. “Ogni eccesso è un difetto”.
La situazione odierna
Pars construens
Il  giovedì 16 gennaio 2014 una Delegazione della S. Sede si è recata a Ginevra, presso la sede dell’Onu, per discutere sui diritti dei bambini e particolarmente sugli abusi sessuali, che hanno subìto anche, ma non solo, da parte del clero  cattolico affinché non si ripetano e siano puniti.
La piaga della pedofilia affligge soprattutto l’ambiente familiare: dalle statistiche si evince che la maggior parte degli abusi avvengono nelle mura domestiche ed anche nelle altre confessioni religiose, sportive, ricreative. Oggi invece si vorrebbe far credere che solo il clero cattolico pecca di pedofilia.
Il mercoledì 5 febbraio del 2014 a Ginevra il Comitato di verifica della Convenzione sui diritti dei bambini dell’Onu ha pubblicato delle Osservazioni conclusive riguardanti la S. Sede, che sorprendono gli ingenui per  la loro aggressività apparentemente ingiustificata nei confronti della Chiesa cattolica.
Infatti è nella natura del “mondo” di perseguitare la Chiesa come ha già perseguitato il suo capo Gesù Cristo. Se negli ultimi mesi il tono delle accuse si era calmato, era solo una tattica volta a far pressione (“lobbing o pressing”) sugli uomini di Chiesa affinché rivedessero la dottrina e la morale, che sono avversate dal “mondo”, dal suo “Principe” e dalle “sette segrete” che sono i suoi suppositi e lavorano per la distruzione della Chiesa “si fieri potest”. Nonostante le aperture e i cedimenti da parte di Francesco I, il “mondo” è tornato all’assalto aggressivamente per distruggere totalmente quel che è rimasto in piedi nella dottrina cattolica dopo lo tsunami conciliare.
Il venerdì 7 febbraio il Direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi ha risposto, per fortuna, con una Nota ferma nella sostanza ed anche nello stile, a nome del Segretario di Stato vaticano card. Parolin, il quale si è dichiarato disposto a studiare le “critiche giustificate, ma con coraggio e decisione, senza timidezza”. Era ora che i cattolici e soprattutto i loro Pastori rispondessero fermamente e senza cedimenti “mea-culpistici” all’aggressione ideologica contro la Chiesa.
Speriamo che la reazione sia costante, duratura e fermissima, senza diventare un “fuoco di paglia”, un “partire in quarta per arrivare in retromarcia”; purtroppo 50 anni di cedimenti e arrendevolezza da parte soprattutto dei Pastori ci hanno abituato alle peggiori capitolazioni dogmatiche, morali e liturgiche.
La S. Sede ha fatto notare 1°) che le raccomandazioni pubblicate dal Comitato dell’Onu soffrono di “gravi limiti” e “non hanno tenuto conto adeguato delle risposte” date il 16 gennaio per iscritto e a viva voce dalla Delegazione vaticana. Per cui “sembra che” il rapporto dell’Onu “fosse praticamente già scritto o perlomeno già impostato prima dell’audizione” dei rappresentanti della S. Sede.
Finalmente – osserviamo – si prende atto che il pregiudizio anti-romano della “contro-chiesa” (le sette segrete) e specialmente della massoneria restano in piedi e mirano alla distruzione della S. Sede senza voler neppure prendere in considerazione la realtà dell’imputazione.
Inoltre nella Nota vaticana si lamenta 2°) che l’Onu o la sua Commissione per i diritti dei bambini non è stata “capace di comprendere la natura specifica della S. Sede. […]. Non si è capaci di capire o non si vuol capire?”.
Il Liberalismo laicista asserisce verbalmente che la Chiesa non è  una Società soprannaturale fondata da Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, per continuare sino alla fine del mondo l’opera della Redenzione che Lui iniziò morendo in Croce sul Calvario, ma è una semplice associazione umana come un club polisportivo. Tuttavia esso sa bene cos’è veramente la Chiesa e per questo la odia, come ha odiato Gesù, il quale ci ha predetto: “se hanno perseguitato Me perseguiteranno anche voi!” (Gv., XV, 20).
Infatti dalla risposta della Commissione dell’Onu si evince 3°) che “si è data molta maggiore attenzione ad organizzazioni ben note, pregiudizialmente ostili alla Chiesa, che non alle posizioni della S. Sede stessa [su] quanto è stato fatto nel riconoscere errori, nel rinnovare le normative. Poche o nessun’altra organizzazione ha fatto altrettanto”.
“Organizzazioni ben note, ostili pregiudizialmente alla Chiesa” dice la Nota. Sarebbe stato forse opportuno chiamarle col loro nome: “sette segrete” e la setta per eccellenza: la massoneria.
Inoltre 4°) “le osservazioni del Comitato sembrano andare oltre le sue competenze e interferire nelle stesse posizioni dottrinali e morali della Chiesa, dando indicazioni che coinvolgono valutazioni morali […] alla luce della propria posizione ideologica”.
Questo è veramente il punto cruciale del problema: il tentativo di interferire nell’insegnamento della Chiesa. Il potere temporale del Mondialismo, della Globalizzazione e del Nuovo Ordine Mondiale rappresentato dall’Onu, ma guidato dagli Usa e da Israele, va esplicitamente oltre le sue competenze, che sono solamente temporali e non spirituali, né dogmatiche e morali. Così facendo esso interferisce nelle posizioni dottrinali e morali della Chiesa, dandole delle indicazioni, che coinvolgono valutazioni morali dettate dalla propria posizione ideologica. Il Nuovo Ordine Mondiale, insomma  comincia ad interferire esplicitamente e pubblicamente nell’insegnamento della Chiesa in maniera aggressiva e ideologicamente dittatoriale! È iniziata oramai la “tirannia del relativismo” per il momento solo “ideologica”, ma in seguito anche cruenta! Si pensi a ciò che è successo in Messico nel 1917 e in Spagna nel 1933.
Infine 5°) “il tono, lo sviluppo, la pubblicità data dal Comitato al suo Documento sono assolutamente anomali. […]. Insomma, la S. Sede è stata  oggetto di un’iniziativa mediatica ingiustamente nociva”.
Iddio prima di dover esercitare la sua Giustizia offre in questo frangente la sua Misericordia ai Pastori, che si son comportati da circa mezzo secolo da mercenari, dando loro la possibilità di redimersi anche col martirio davanti al “lupo travestito d’agnello” (Mt., VII, 15) e di non fuggire ancora davanti ad esso, non solo fisicamente, ma anche “tacendo” (S. Giovanni Crisostomo, Commento a Matteo).
Pars destruens
Il Modernismo classico (Tyrrel, Loisy, Buonaiuti) è stato condannato da S. Pio X (Enciclica Pascendi, 1907). Il Neo-modernismo o la Nouvelle théologie (Congar, Chenu, de Lubac, Daniélou) è stato condannato da Pio XII (Enciclica Humani generis, 1950), ma sùbito dopo (1959) approvato da Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Infine l’Ultra-modernismo (Rahner, Küng, Schillebeeckx, Martini, Boff, Metz, Gutierrez) oggi con Francesco I cerca di annichilare, mediante il primato della praxis a-theologica, senza alcuna preoccupazione teologica neppure solamente pastorale, le ultime vestigia scampate allo tsunami del pastorale Vaticano II e del post-concilio di Wojtyla e di Ratzinger. Non si deve parlare più teologicamente e poi applicare i princìpi ai casi pratici, ma solo agire in maniera sacramentariamente accogliente verso tutti anche verso chi non vuol credere, né osservare la Legge naturale e divina. Questo è il dramma-Bergoglio!
Paolo VI ha teorizzato, Giovanni Paolo II ha messo in pratica nell’universo orbe e Francesco I ha portato al parossismo la prassi annichilatrice della teologia dogmatica ed anche pastorale. Si può fare un’analogia (cioè somiglianza/dissomigliante, in cui la dissomiglianza supera la somiglianza) con Marx, Lenin e Stalin riguardo al Socialismo scientifico: teorizzato dal primo, applicato dal secondo e portato alle conclusioni più estreme ed aberranti dal terzo.
Oltre la filosofia idealista e soggettivista della modernità vi è il nichilismo e il precipitare nell’abisso del nulla ove tutto affonda: “ex nihilo nihil fit”; così dopo il neo-modernismo vi è l’ultra-modernismo che sprofonda nel mare del nulla e nell’a-teologismo. Ora dopo il nulla vi è solo il nulla. Quindi, siccome la Chiesa durerà sino alla fine del mondo, possiamo cominciare a sperar di riveder le stelle.
Questo modo di sragionare ultra-modernisticamente ha “vinto” la battaglia presente. Il mondo, la scuola, la famiglia, persino gli uomini di Chiesa (col Concilio Vaticano II e il Vaticano III pratico-pratico di Francesco I) hanno respirato a pieni polmoni questa nube tossica chiamata modernità, post-modernità e strutturalismo. Umanamente parlando la lotta è ìmpari. Infatti l’individuo è stato corrotto sin nelle profondità dell’anima passando attraverso i sensi (musica, droga, apatia). Quindi solo Dio potrà tirarci fuori dal “pozzo dell’abisso” (Apoc., IX, 1) in cui siamo stati precipitati e che già Gregorio XVI nell’Enciclica Mirari vos (1832) vedeva in procinto di spalancarsi per l’errore del  Liberalismo, dal cui “abisso” sarebbero usciti ogni sorta di orrori, rivoluzioni e depravazioni.
«La dialettica che agita il mondo è tra la Chiesa e la Sinagoga farisaico/talmudica. Cristo vince la Sinagoga. L’èra dei martiri dei primi secoli del cristianesimo, quando la Sinagoga aizzava il mondo pagano perché si avventasse contro i cristiani, è servita ad irrigare la semente cristiana, che vigorosa splende con la Chiesa dei Padri e dei Dottori, tanto al di sopra della Sinagoga ristrettasi oramai alla vita dei ghetti. Ma nell’èra moderna la Sinagoga si vendica di tale emarginazione e la càbala penetra nella cristianità e la secolarizza. Attualmente ci troviamo di fronte a quest’ultimo fenomeno. Con la tattica dell’“amicizia” e del “dialogo giudeo-cristiano”, la Sinagoga sembra prevalere sulla Chiesa. Nel tempo, gli uomini (e con essi la Storia) sono mossi e da Dio e da Satana, e da Cristo e dall’Anticristo, e dalla Chiesa e dalla Sinagoga. Quest’intreccio è presente in ogni individuo, sia santo sia peccatore.
Ogni atto libero di ciascun uomo in definitiva cerca Cristo o l’Anticristo. Il progressismo vuole che il mondo cammini verso una città felice, verso una terza età di felicità e pace! La teologia della Storia di S. Agostino e di S. Tommaso, invece, ha visto chiaro che, dopo l’Avvento di Cristo, non accadrà altro che possa modificare il corso ordinario degli eventi. Non c’è bisogno di molta sagacia per vedere che da cinque secoli il mondo sta progredendo nel conformarsi alla tradizione cabalistica. Il mondo dell’Anticristo avanza velocemente. Tutto concorre all’ unificazione totalitaria e globalizzatrice del “figlio della perdizione”.
Ecco il successo del progressismo: il cristianesimo si sta secolarizzando o ateizzando. Come si debbano adempiere, in questa “età cabalistica”, le promesse dell’aiuto dello Spirito divino alla Chiesa e come si debba verificare il “Portae inferi non praevalebunt” è troppo superiore alla mente umana.
La Chiesa iniziò la sua storia come un seme minuscolo che poi diventò albero frondoso; ebbene essa può anche ridurre la sua espansione e restringersi ad una realtà molto modesta. Sappiamo che il “mysterium iniquitatis” è già all’opera; ma non conosciamo i limiti del suo potere. S. Paolo chiama ‘Apostasia universale’ questa defezione della Fede, che coinciderà con la manifestazione dell’“uomo dell’iniquità, del figlio della perdizione”. Apostasia universale appare la secolarizzazione o ateizzazione totale della vita pubblica e privata che è in corso nel mondo attuale. L’unica alternativa all’Anticristo sarà Cristo: Cristo lo annullerà “con il soffio della sua bocca” e così compirà l’atto finale di liberazione della Storia. Ma non è promessa la salvezza delle masse. Cristo salverà, invece, la sua Chiesa» (J. Meinvielle, Dalla càbala al progressismo, Roma, SFA, 1989, pagg. 349-353).
Conclusione
Sembra di essere arrivati al redde rationem! Il mondo moderno e contemporaneo stanno presentando agli uomini di Chiesa, che si erano illusi di poter dialogare con loro, il conto ed è salato, molto salato.
Delle due l’una: o “gettandoti a terra mi adorerai e ti darò tutti i beni di questo mondo” (Lc., IV, 7) oppure ti metterò in Croce. Ma per il cristiano la Croce (dal latino cruciari, essere tormentato) è la via regale per il Paradiso (Imitazione di Cristo, lib. II, cap. 12).
Speriamo e preghiamo che i nostri Pastori, smarriti come gli Apostoli il Giovedì Santo, quando fuggirono tutti “collegialmente” lasciando solo Gesù nelle mani del Sinedrio, possano riscattarsi come S. Pietro che dopo aver rinnegato tre volte Gesù “pianse amaramente” e poi morì crocifisso a testa in giù sul monte Vaticano, ove riposano le sue ossa, il quale è il Gòlgota della Nuova ed Eterna Alleanza.

d. Curzio Nitoglia
14/2/2014


La “Moneta” Dio o Mammona? ~ (Prof. Giacinto Auriti)

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Questo articolo, già pubblicato su “Chiesa Viva” nn. 204 e 205 (febbraio e marzo 1990), da profetico è ora diventato di estrema attualità.

 

Che cos’è la Moneta? Quali le sue origini? In realtà, nessuno l’ha ancora definita; ne hanno, al massimo, approfondito solo gli aspetti “tecnici” e “funzionali”. Affrontiamo questo tema poiché ci rendiamo conto che la moneta ha avuto ieri ed ha, soprattutto oggi, un’enorme importanza nelle vicende socio-economiche e politiche della nostra società.  Sopra ogni cosa ci preoccupa interrogarci e rispondere a queste domande:
  • Chi crea la moneta?
  • Perché un Paese più è industrializzato, più produce e più si indebita?
  • E verso chi si indebita?
  • Perché i Paesi dei Terzo mondo, pur avendo tante ricchezze naturali, muoiono di fame?

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“Chiesa viva” *** Marzo 2013

© Ri-pubblicato da www.doncurzionitoglia.com
con permissione dell’editore di Chiesa Viva
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mercoledì 12 febbraio 2014

Ciechi si nasce... ed atei si muore...


















 Ciechi si nasce... ed atei si muore...

Nel ventre di una donna incinta si trovavano due bebè. Uno di loro chiese all’altro: - Tu credi nella vita dopo il parto? - Certo. Qualcosa deve esserci dopo il parto. Forse siamo qui per prepararci per quello saremo più tardi. - Sciocchezze! Non c’è una vita dopo il parto. Come sarebbe quella vita? - Non lo so, ma sicuramente... ci sarà più luce che qua. Magari cammineremo con le nostre gambe e ci ciberemo dalla bocca. -Ma è assurdo! Camminare è impossibile. E mangiare dalla bocca? Ridicolo! Il cordone ombelicale è la via d’alimentazione … Ti dico una cosa: la vita dopo il parto è da escludere.
 Il cordone ombelicale è troppo corto. - Invece io credo che debba esserci qualcosa. E forse sarà diverso da quello cui siamo abituati ad avere qui. - Però nessuno è tornato dall’aldilà, dopo il parto. Il parto è la fine della vita. E in fin dei conti, la vita non è altro che un’angosciante esistenza nel buio che ci porta al nulla. - Beh, io non so esattamente come sarà dopo il parto, ma sicuramente vedremmo la mamma e lei si prenderà cura di noi. - Mamma? Tu credi nella mamma? E dove credi che sia lei ora? - Dove? Tutta in torno a noi! E’ in lei e grazie a lei che viviamo. Senza di lei tutto questo mondo non esisterebbe. - Eppure io non ci credo! Non ho mai visto la mamma, per cui, è logico che non esista. - Ok, ma a volte, quando siamo in silenzio, si riesce a sentirla o percepire come accarezza il nostro mondo. Sai? ... Io penso che ci sia una vita reale che ci aspetta e che ora soltanto stiamo preparandoci per essa ... - Sarà ma io mi fido poco o nulla di quello che non vedo....